Paolo Monti (1908-1982), "Milano. Grattacielo Pirelli", 1960-1965, stampa alla gelatina bromuro d'argento, 24x30 cm, inv. c.085.08.04.tif
Paolo Monti si avvicinò progressivamente alla fotografia a partire dagli anni Venti, ampliando costantemente le proprie competenze anche in rapporto a significative esperienze di ambito europeo come la Subjektive Fotografie, movimento guidato in Germania da Otto Steinert. Gli anni trascorsi a Venezia, dove si trasferirà per lavoro dopo un primo periodo a Milano, saranno per lui anni di svolta, sia per il contatto con la realtà lagunare, sia per gli incontri con altri fotografi. Nell’autunno 1947 Monti fonda il circolo fotografico La Gondola, di cui è principale animatore e guida intellettuale. Da quel momento si apre per lui un percorso esemplare, che lo porta a diventare uno dei più grandi fotografi italiani.
Dal 1953 ritorna a Milano, abbandonando la carriera di dirigente d’industria per dedicarsi interamente alla fotografia. Qui trascorrerà tutta la sua vita professionale di fotografo, dedicandosi ai cambiamenti urbani del dopoguerra (dal quartiere Qt8, alle nuove case popolari di San Siro, al grattacielo Pirelli), a progetti su commissione - tra cui il lavoro per la Storia della Letteratura Italiana della Garzanti, curata da Cecchi e Sapegno (1965), o quello per la Storia dell’Arte Italiana dell’editore Einaudi (1979) -, alla documentazione delle Triennali e dei Musei del Castello Sforzesco. Avrà un incarico pubblico importante sotto la direzione di Andrea Emiliani, dal 1965, per un’imponente campagna di rilevamento dei beni storico artistici dell’Appennino emiliano e del centro storico di Bologna. Parallelamente all’attività professionale condurrà una significativa attività di ricerca sperimentale, misurandosi con fotogrammi, chimigrammi e materiali a colori.